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Nel cotonoso raplaplà di Bologna..., il tipo di quella donna dall'anima fosforica e smagliante come un metallo vetusto mi avvolgeva di un turbine di esistenza remotissima e futurissima.
- A. Savinio

lunedì 15 marzo 2021

Il Diario di Suzanne. È un oggetto il vero protagonista della storia.

Non sono mai riuscita a tenere un diario, nonostante in più occasioni mi sia sforzata di farlo. E per una ragione precisa. Posso parlare di me solo instaurando un dialogo e non riesco a farlo con un oggetto inanimato. L'idea di affidare alla carta riflessioni, sensazioni e sentimenti, tuttavia, mi ha sempre affascinato e mi sarebbe piaciuto poter rileggere un mio vecchio diario, per incontrare la me che sono stata; non potendolo fare, quando ho iniziato la stesura del romanzo, ho deciso di creare un personaggio che si potesse conoscere unicamente attraverso le pagine del suo diario. Intorno a quel piccolo universo di carta ruota tutto il racconto e per questo potremmo dire che ne sia il vero protagonista.

Suzanne è una ragazza irrequieta, ribelle, forse, che lascia la sua casa e il suo Paese per una lunga vacanza da cui non tornerà indietro per anni, affascinata dall'Oriente e da un uomo che diventa presto suo marito. Per fare tutto questo rompe i legami con la sua famiglia d'origine, sacrificando molte cose per un futuro incerto. Poi, all'improvviso, abbandona tutto per tornare in patria. Cosa l'ha spinta a partire, in entrambi i casi? E soprattutto, come ha potuto abbandonare un figlio piccolo? Cosa la tormentava? Le risposte a queste domande si celano tra le pagine del suo diario.

Ve ne lascio un assaggio in questo estratto:

***

Beijing, 16 ottobre 1983

Devo essere pazza. Sono partita due settimane fa per un Paese lontano e sconosciuto, unicamente per ripicca. Pensavo di restare qui solo una decina di giorni, ma questo viaggio in Cina mi sta rapendo l’anima! Ho deciso persino di iniziare un diario per raccogliervi le mie tante emozioni e testimoniare a chi vorrà leggerlo che non sono la ragazza che molti pensano di conoscere e che nessuno potrà impedirmi di realizzare i miei sogni. Nel frattempo, però, dovrò fare i conti con una cultura molto lontana dalla mia e una situazione politica non proprio favorevole. Qui, agli stranieri non è consentito girare liberamente, tanto meno per me, che non parlo il mandarino. Fortunatamente, nel mio albergo ho trovato un uomo d’affari coreano che parla molto bene l’inglese e che si è offerto di condurmi a visitare la città. Oggi mi ha portata a vedere il Tempio del Cielo e domani, forse, visiterò la Via Sacra delle Tombe dei Ming. Conosce moltissime cose della Storia e della cultura cinesi ed è un cicerone perfetto, anche se non credo riuscirò mai a ricordare tutto quello che mi racconta. Faccio già fatica a ricordare il suo nome e quindi me lo scrivo, per evitare figuracce nei prossimi giorni: Mae Sang-Woo. 


 

lunedì 1 marzo 2021

Il viaggio di Jean è una chiamata.

Jonathan Douglas, direttore del National Literacy Trust dice: "Tutte le famiglie hanno delle storie da raccontare e a tutti i bambini piace ascoltarle. Le storie che leggono nei libri li aiutano ad entrare in altri mondi, ma le storie che sentono dai membri della famiglia li aiutano a capire il loro mondo, chi sono, da dove vengono e dove potrebbero andare. I racconti della nostra infanzia plasmano le persone che diventiamo e il mondo che creiamo."

Non è solo a motivo dell'abbandono della madre che Jean decide di partire. Ciò che più di tutto lo spinge a ribellarsi all'autorità paterna e a cercare Suzanne è infatti il rifiuto del padre di mantenerne viva la memoria. Il negare al figlio la consolazione del racconto e del ricordo. Facendo questo, Sang-Woo in sostanza nega al figlio la possibilità di crearsi un'identità libera e integra e probabilmente anche un futuro. Possiamo dire allora che il giovane non parta tanto per ritrovare la madre, quanto per incontrare se stesso.


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