Iniziamo oggi la presentazione dei personaggi del libro, partendo proprio dal protagonista...
Son-Jun, o meglio Jean come preferisce essere chiamato, è di mamma francese e padre coreano.
Ha 33 anni e vive a Seoul con il padre, il vecchio patriarca della famiglia, che con il figlio maggiore, nonché fratellastro di Son-Jun, gestisce un'impresa.
È un ribelle, secondo i canoni sociali del suo Paese e la pecora nera della famiglia. Dopo l'ennesimo litigio con il padre, decide di partire alla ricerca della madre, che è praticamente fuggita dalla Corea ventinove anni prima abbandonandolo in circostanze poco chiare e che da allora non può più neppure essere nominata in casa.
Sta tentando la carriera dello scrittore di gialli, ma ricorda di più un rocker spiantato nei modi e nell'abbigliamento. Dotato di lineamenti delicati - quasi femminei per l'ottica occidentale - e di un fascino naturale, che lo rende molto popolare tra le donne, gentile e affabile, a tratti infantile, maturo e profondo in altri momenti, ha un modo tutto suo di farsi strada e trovare alleati nel corso del viaggio di ricerca che lo porta prima in Francia e poi in Italia.
Questo personaggio, interamente frutto della penna dell'autrice, veste i panni di Jang Keun Suk, l'attore (nonché regista, modello, cantante e producer) sud coreano che l'ha ispirato, in particolare attraverso i suoi lavori "Mary è stata fuori tutta la notte" (serie TV) e "Budapest Diary" (corto).
Ecco un estratto del libro dove incontriamo per la prima volta il protagonista... Buona lettura!
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Finalmente realizzava il suo sogno; anzi no, si trattava
piuttosto di una scommessa con se stesso. Partiva senza
(quasi) un soldo in tasca per l’Europa e senza nemmeno
sapere esattamente quando sarebbe tornato. Tutto per
rivedere lei, una madre di cui riusciva a malapena a ricordare
il volto.
“Non ti permetterò di lasciare la Corea. Sai che posso farlo.”
Nella luce fioca di quell’ultima sera estiva, il volto del padre
aveva un che di grottesco.
“Non ti sembra assurdo minacciarmi come fossi un liceale? È
anche un po’ tardivo questo tuo discutibile senso paterno, non
credi? Direi che a trentatré anni posso andarmene a pieno
titolo da questa casa e–“
“Quando ti sarai tagliato i capelli e ti sarai trovato un lavoro
decente, ne riparleremo. Fino adesso sono stato più che
generoso con te. Ho lasciato che scorazzassi libero e facessi le
tue esperienze, mentre tuo fratello si occupava delle cose serie.
Ma ora basta!
Sang-Woo batté con forza una mano sulla scrivania,
rischiando di danneggiare ulteriormente le sue dita, che
avevano iniziato a deformarsi per l’artrite.
“A trentatré anni suonati, è tempo che abbandoni quei tuoi
sogni infantili e diventi un uomo. Non ti chiedo di lavorare in
azienda - fossi matto! - e nemmeno di restare in questa casa.
Trovati una moglie, metti su famiglia e occupati di loro come
un buon padre dovrebbe. Senza troppi grilli per la testa..."
A Son-Jun - o meglio, a Jean, come preferiva essere chiamato -
ronzavano le orecchie. Provava una strana sensazione di
estraneità. Strana, perché aveva sentito quei discorsi già mille
volte, eppure ora gli sembrava appartenessero ad altri, e nelle
sue orecchie risuonavano appena, come un’eco lontana e
indecifrabile; semplicemente non lo raggiungevano più.
Presto, non ne sarebbe rimasta traccia nella sua memoria.
Strano che fosse suo padre, quell’uomo dai lineamenti severi,
sempre accigliato, con una figura imponente che rimpiccioliva
la stanza. Strano che le sue parole avessero persino smesso di
ferirlo. Non nutriva più alcun dubbio, era tempo di partire.
Mentre il soliloquio dell’anziano proseguiva, Jean roteò
un’ultima volta gli occhi, si passò una mano sul petto, ad alleviare le tracce residue di un peso sopportato troppo a
lungo, e abbassò la testa e il torso in segno di commiato.
L’unica concessione alle rigide tradizioni del suo Paese che
intendeva permettersi ancora.
“Addio, padre. Fattene una ragione!”
Con un gesto plateale che rischiò di trascinare con sé i
portaritratti sulla scrivania paterna, si buttò sulle spalle la
sacca di pelle che aveva appoggiato accanto ai piedi e uscì
dallo studio con le due sole falcate di cui le sue lunghe gambe
sottili avevano bisogno. Non si sarebbe mai più voltato
indietro.
***