Nell'articolo precedente, vi ho raccontato che spesso i luoghi, più delle persone, hanno sempre esercitato un certo fascino su di me ed è dunque con una certa curiosità che mi sono avvicinata a questo libro, il cui protagonista non è una persona in carne e ossa, bensì un ufficio postale. È infatti proprio questa scelta che mi ha colpita prima di tutto - un ufficio postale è per definizione un muto testimone di mille storie, al crocevia di un'infinità di vite che si rincorrono - e subito dopo mi sono chiesta come l'autore avrebbe dato voce a quel luogo, che personalità vi avrebbe assegnato e fino a che punto si sarebbe spinto nell'attribuirvi un carattere antropomorfo. Infine, mi sono domandata come l'autore avrebbe imbastito il dialogo tra il Sé, rappresentato dai personaggi reali all'interno della sua storia e lo scenario sullo sfondo (ciò che rappresenta il contesto inanimato in cui la sua vita - le nostre vite - si sviluppano e mutano nel tempo) e cosa, da quel dialogo, avrebbe fatto scaturire.
E questo è ciò che ho scoperto...
La storia è ambientata in Francia sul finale degli anni '60, un periodo, come tutti sappiamo, di grande cambiamenti; una cesura storica a cavallo tra due epoche distinte e in contrasto tra loro sul piano socio-economico, in cui buona parte dell'impianto valoriale del passato è stato messo in discussione. Non a caso, tutto il libro è pervaso da un senso di indeterminatezza e di attesa, e anche l'oggetto di tale attesa è vago, indeterminato. C'è in sostanza una grande domanda sospesa nell'aria e qualche personaggio sembra già rassegnarsi a non trovare risposte.
E' in attesa di nuovi arrivi la Stanza 7, chiamata anche Ufficio Lettere Perdute o "prigione", dove alcuni impiegati ribelli sono stati confinati a scontare una punizione a tempo indeterminato. Sono inoltre in attesa di qualche nuova lettera senza destinatario su cui indagare i personaggi che la popolano, apparentemente incapaci di liberarsi dall'unica emozione che li accomuna tutti: la noia. E ancor di più, il sentimento di attesa non riguarda solo i personaggi, bensì anche le vite "interrotte" di mittenti e destinatari, protagonisti invisibili e sconosciuti che, a causa dell'incompiutezza di un indirizzo, sono condannate a condividere lo stesso limbo in cui lavorano gli addetti postali.
Da questa convivenza forzata, scaturisce l'unica scintilla vitale che ancora anima la Stanza 7, rappresentata proprio dalla curiosità dei personaggi in carne e ossa per le vite interrotte di quegli sconosciuti, sigillate dentro le loro missive. Dunque essi lavorano di concerto per trovare indizi utili alla consegna delle lettere perdute studiandone le caratteristiche salienti di carta e inchiostro e, nei casi più disperati, leggendone il contenuto. A volte, le indagini danno buon esito e le storie interrotte riprendono il loro cammino; in altri casi, invece, quando questi brani di vita senza capo né coda colpiscono l'immaginazione degli addetti dell'ufficio, le lettere senza destinatario approdano in un archivio per essere rilette di tanto in tanto, unicamente per il diletto dei "prigionieri" alle Poste; in tutti gli altri casi, saranno purtroppo destinate al macero e all'oblio.
In questo perfetto mondo incompiuto, tutti sono osservatori e osservati: gli esseri umani, come i "manufatti", cioè gli oggetti creati dall'uomo che circondano i personaggi, primo fra tutti proprio la Stanza 7, che, di tanto in tanto, esce allo scoperto e si fa, per il lettore, voce narrante. Questo luogo è di fatto un essere inanimato umanizzato e, come tale, ha una coscienza di sé. Si riferisce a sé stesso al maschile e conosce le categorie delle emozioni. Dice infatti di provare simpatie e antipatie e certamente riconosce le emozioni negli umani che osserva. Non può muoversi fisicamente, ma il suo pensiero si espande e arriva ovunque esistano altri manufatti come lui, con cui può comunicare telepaticamente. Il locale non ha tuttavia modo di interagire con gli umani e per tutto il racconto, fino al sorprendente finale, si limiterà a fungere da mediatore tra il lettore e i personaggi, come se il suo compito fosse quello di farci fare un passo indietro rispetto al piano di osservazione, quasi ci suggerisse l'uso di un binocolo o di un paio di occhiali al momento della lettura. Fare un passo indietro per ampliare la nostra prospettiva e inforcare gli occhiali per guardare meglio, entrando più in profondità, mettendo meglio a fuoco. Un invito che ho prontamente colto.
C'è un grande mistero che sottende tutte le storie incompiute di questo romanzo, che ha a che fare con le sue ragioni, le ragioni della loro incompiutezza, intendo, e con le possibilità di un futuro ancora in divenire, tanto nebuloso da poter essere qualsiasi cosa. E da qui scaturisce una riflessione. Il tempo dilatato dell'attesa che precede il momento in cui la storia si compie - e il senso di ogni cosa si disvela - è un momento prezioso che raramente sappiamo apprezzare. Spesso nascosto da una coltre di noia, ne smarriamo la traccia, perdendo così un'opportunità unica per osservarci e osservarci in relazione al mondo che ci circonda, nel ruolo che ci compete o, in proiezione, che potrebbe competerci. È il momento prima del grande salto (l'evoluzione degli organismi procede per salti, non è lineare!), prima che un evento imprevisto, un elemento estraneo, una nuova conoscenza´(come il personaggio di Febo, il nuovo impiegato della Stanza 7 che si rivelerà un catalizzatore di cambiamenti) o un epifania ci sollevi verso un nuovo stato di coscienza, al successivo livello di consapevolezza.
Il libro di Mondini sembra volerci ricordare che sta proprio lì che si gioca la partita, in quell'attimo che non importa quanto duri e sia duro da sopportare, perché è solo lì che possiamo reinventarci ed è lì infatti che la sua narrazione fluida e leggera ci trascina, in quello spiraglio tra il prima e il dopo, il momento preciso in cui tutto sembra perduto, inutile, insignificante, ma che dentro di sé contiene in potenza il tutto... se solo siamo disposti a crederci.
Il libro Ufficio Lettere Perdute è edito da Mosaico ed è disponibile nelle librerie fisiche e on-line.
Vi invito a seguire il profilo Instagram di Stefano Mondini, sotto il nome @abbecedario.
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