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Nel cotonoso raplaplà di Bologna..., il tipo di quella donna dall'anima fosforica e smagliante come un metallo vetusto mi avvolgeva di un turbine di esistenza remotissima e futurissima.
- A. Savinio

domenica 8 gennaio 2023

IL GIOCO DELLE OMBRE - Scheda personaggio: Arthur Evans

"Il barone e la baronessa Evans di Windermere avevano avuto solo due figli maschi. Appena diciottenne, al primogenito, Edward, era giunta in eredità una grossa proprietà terriera insieme al titolo e alla responsabilità di tramandare il nome della nobile famiglia, in seguito alla morte del padre in un incidente di caccia. Arthur, il figlio cadetto, una volta adulto si sarebbe invece dovuto accontentare di una casa più modesta e di terreni di poco conto, com’era ancora consuetudine tra le famiglie nobili. Alla madre sarebbero naturalmente rimasti l’appannaggio del titolo e l’usufrutto della casa, che avrebbe condiviso con Edward fino al momento in cui si fosse sposato. Cinque anni dopo però, allo scoppio della seconda guerra mondiale, Edward aveva chiesto e ottenuto di partire per il fronte e combattere per la patria. Così, "inutilmente come aveva vissuto sino a quel momento", a detta del fratello, era anche morto, senza figli, lasciando il titolo vacante. Perciò, quasi all’improvviso e senza che lo avesse mai desiderato, Arthur aveva finito per ereditare tutto, e pur tuttavia si era intestardito a vivere modestamente a Hiraeth House, lasciando alla madre il godimento delle proprietà di famiglia e ostinandosi a non adempiere ai suoi doveri di Pari del Regno. Scelse persino di omettere il titolo di barone da tutti i documenti che lo riguardavano. La ragione era che, nel maggio di quell’anno, il 1943, non ancora ventenne, aveva incontrato Gwyneth Glenn, una gallese poco più giovane di lui, di cui si era perdutamente innamorato, e che lo ricambiava. La baronessa non avrebbe tuttavia mai permesso al giovane di sposare una ragazza di una classe sociale tanto inferiore, così non gli restò altra possibilità che iniziare con lei una relazione clandestina e vivere spontaneamente ai margini di quella élite sociale in cui era cresciuto, prima che potesse esserne giudicato e condannato. Purtroppo, la loro storia era tragicamente finita pochi mesi prima della conclusione del conflitto mondiale. I mesi forse più lunghi e più difficili nella vita del giovane barone. Di fatto, ancora dopo moltissimi anni, lui si chiedeva che fine fosse mai toccata alla sua Gwen o se ancora vivesse da qualche parte. Le probabilità che fosse sopravvissuta erano tuttavia davvero minime. Per molto tempo, aveva sperato invano di rivederla almeno un’ultima volta, oppure di scoprire il luogo della sua sepoltura. Se ci fosse riuscito, le avrebbe chiesto perdono. E ora che gli restava poco da vivere, pregava che avvenisse il miracolo e Dio gli permettesse di rimediare ai suoi peccati. Forse Dio non era però quello compassionevole del Vangelo, bensì davvero la divinità implacabile descritta nell’Antico Testamento e, in tal caso, era certo non l’avrebbe mai perdonato, neppure di fronte a un pentimento sincero."

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